LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo proposto da Loredana Savelli
|
|||
Cassandra
«La poesia è inutile perché è inutile predire il presente. La città vuole giacere ingombra di precise rovine, mobili ancora quando già il sonno diroccato le abbraccia. Ah la fanciulla che chiude gli occhi la notte ed al mattino per gli stessi pensa di vedere! E cosa, se non fosse intrisa come me dei minerali miei sogni? M’inoltro diurna fra quotidiani ciechi, li scanso all’ultimo ferendomi ai loro ferri da lavoro, donna di esatta pazzia invendicata dalla tenerezza». — Cassandra, ancora «Arse le palpebre nel rogo greco, volto di calce, sono sola e moderna. Ho visto troppo. Roseo di guance un viaggiatore astuto si dirà cieco della mia veggenza e ritmerà di eroi e bronzo e dèi per banchetti, popoli e ginnasi. Splendore rinato di sillabe in me si spoglia, e sogni neri. Da questo attrito usata e smessa, materia e ombra di visite future». — Cassandra, ultima Sposa di terremoti, dissennata frattura non so se prima o dopo fu il gravido cavallo di Odisseo o il libero dominio che accatasta milioni. Ma vedo e non sono più pazza, ma entrata in un destino, docili guardie ai contorni, mia santa diminuzione. E intanto che la storia mi convince di mura, e abbracci, e seme, la terra suggerisce “A terra, insieme”. (vedi sito http://poesia.blog.rainews24.it/2011/12/12/opere-inedite-paolo-febbraro/ a cura di Luigia Sorrentino) |
|